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ALLUVIONE GENOVA-UN FIUME DI SANGUE,FANGO E MORTI

Prima le Cinque Terre, poi il capoluogo ligure: "Due tragedie in dieci giorni fanno rabbia", scrive il Corriere. Ma gli esperti si dividono: "Non accade solo nella patria del dissesto idrogeologico". 6 vittime, tra cui 2 bimbi.
Trecento millimetri in poco più di 12 ore, dalla mezzanotte alle 13 di sabato 5 novembre, un terzo della pioggia che in media cade sulla città in un anno.
E' un autentico tsunami quello che si è abbattuto su Genova. Un 'monsone tropicale', con tanto di tuoni, fulmini e raffiche di vento che ha fatto tracimare fiumi e torrenti e ha trasformato in un fiume d'acqua e di fango le strade del capoluogo della Liguria, colpita per la seconda volta dalla natura a soli dieci giorni dall'alluvione che ha messo in ginocchio il Levante. I morti accertati sono sei, tra cui due bambine, rispettivamente di appena uno e otto anni, e una ragazza di 19. E resta l'allerta per le prossime ore: oltre al capoluogo ligure, Savona, Imperia e il Piemonte sono sotto osservazione.

Mercalli: "Disastri pressoché inevitabili" - Ma mentre Genova si sveglia sotto il fango, si tentano di fare i primi bilanci e le prime analisi su ciò che poteva essere evitato da una tragedia nei giorni scorsi già annunciata. L'amministrazione comunale con il sindaco Vincenzi fa muro sulle responsabilità. E non è la sola. Sulla Stampa il climatologo Luca Mercalli scrive che "se quantità d'acqua di questo tipo si riversano in poche ore su una città fatta come Genova, e collocata dove è Genova, alla base di versanti appenninici da cui l'acqua si riversa improvvisa senza dare tempo di mettere in pratica efficaci piani di evacuazione in corso di evento, i disastri sono pressoché inevitabili. E non accade solo in Italia, patria del dissesto idrogeologico e della cementificazione selvaggia, che sicuramente concorre a tali tragedie pur non essendone l'unica responsabile".

I geologi: "Un'emergenza sottovalutata" - Non bastano però le analisi a smorzare le polemiche per due alluvioni in pochi giorni (e nella stessa zona). Diversi geologi parlano di un'emergenza sottovalutata, anche se su Repubblica il previsore dell'Arpal Liguria dice che sulla regione "a causa della sua forma ad arco e delle montagne vicino alla costa, convergono i forti venti di scirocco carichi dell'umidità del mare che alimentano dal basso il temporale. Quando scende una perturbazione dal nord, come è successo sia il 25 ottobre che ieri, scarica tutta la forza per il contrasto tra il freddo in quota e il caldo umido nei bassi strati. Nasce una cella temporalesca, scarica tutta la pioggia ma subito se ne ricrea una nuova. Le precipitazioni diventano impressionanti, come i 460 millimetri di Vicomarasso, in Valbisagno. O come gli oltre 500 millimetri di Borghetto Vara il 25 ottobre".

"Un Paese che sbriciola" - Resta sullo sfondo "un Paese che sbriciola", "come in guerra", e "una città massacrata". "Le immagini della devastazione di acqua e fango - scrive sul Corriere della sera Giangiacomo Schiavi - addolorano e fanno rabbia, come quelle delle Cinque Terre e della Lunigiania".
"Ma non dite che non si poteva fare niente - aggiunge sul Giornale Mario Giordano - Ma non dite che non era prevedibile. Sono giorni che sappiamo che una violenta perturbazione avrebbe colpito di nuovo la Liguria, ci siamo specializzati in meteorologia spicciola, isobare e cumulonembi, sapevamo tutto della pioggia che sarebbe caduta, del rischio idrogeologico, del pericolo frane, abbiamo riempito pagine di giornali annunciando ogni singola goccerella attesa dal cielo e spiegando le ragioni dell'inevitabile allarme. E poi cosa è successo?".

MORTO SIMONCELLI
"Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera"
 Rispondeva così Marco Simoncelli a chi gli chiedeva se avesse paura di farsi male in un incidente. Il destino è stato crudele, se l'è portato via a 24 anni e - adesso - poco importa che stesse facendo la cosa che amava di più. Il dramma al secondo giro del Gran Premio della Malaysia, quando il  pilota della Honda scivola in curva, resta aggrappato alla sua moto che torna inspiegabilmente verso il centro della pista proprio mentre arrivano Edwards e Rossi che non possono evitarlo. L'impatto è tremendo, Simoncelli viene travolto, il casco vola via e il pilota resta immobile a terra. I soccorsi sono immediati ma, purtroppo, inutili: Simoncelli ha traumi al torace, alla testa e al collo ("c'è il segno di una gomma" diranno i medici) ed è in arresto cardiaco. I medici tentano l'impossibile rianimandolo per 45 lunghissimi minuti, la corsa viene prima sospesa e poi cancellata. Ai box cala il gelo, la percezione che sia successo qualcosa di grave è immediata e poi accresciuta dalle reazioni degli altri piloti che vedono sui monitor la sequenza dell'impatto: nessuno più di loro può capire e valutare la gravità di un incidente. Valentino Rossi, coinvolto con Edwards, non trattiene le lacrime e cerca di ricostruire la dinamica dell'incidente. Non riesce a spiegarsi neanche lui perché la moto di Sic non sia scivolata lungo la via di fuga tornando invece in mezzo alla pista. Alle 10.56 ora italiana quello che tutti temevano diventa realtà: Marco Simoncelli è morto, il motomondiale perde una stella ma soprattutto un ragazzo di 24 anni, accompagnato sul circuito dal papà Paolo e dalla fidanzata.

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